Articoli

Acidosi e infiammazione

Acidosi e Infiammazione

Per acidosi si intende un aumento delle sostanze acide nell’organismo e questo avviene quando aumentano le sostanze di carattere acido che introduciamo o, per contro, quando diminuiscono le sostanze alcaline

 

 L’acidosi metabolica che abbassa il ph

 

Normalmente l’organismo elimina efficacemente le scorie metaboliche acide, ma se introduciamo un eccesso di sostanze che aumentano l’acidificazione, corriamo il rischio di creare un accumulo nella matrice extracellulare. Questo accumulo fa abbassare il ph fisiologico di sangue e liquidi del corpo.

Cosa causa l’acidosi?

Esistono diversi alimenti in grado di acidificare l’organismo, specialmente formaggi e carne processata. Nella tabella vengono catalogati per il Carico Potenziale Acido ai Reni (PRAL) un indice calcolato in base al loro contenuto di proteine, fosforo, potassio, magnesio e calcio.

Altre cause che possono portare all’acidosi dell’organismo sono: alimenti sempre di origine animale che creano fermentazioni e/o putrefazioni che determinano disbiosi nell’intestino, stress, carico tossico o reazioni immunologiche o altri processi che privano le cellule di ossigeno e altri nutrienti.

Ma anche la mancanza nella dieta di sufficienti minerali alcalini utili alla compensazione.

 

La matrice cellulare è il centro di scambio di informazioni

 

L’acidosi è uno stato pericoloso del nostro organismo, le scorie metaboliche che stagnano nella matrice extracellulare alterano le funzioni cellulari, gli scambi reciproci di informazioni e di energia. Questo comporta intossicazione, stanchezza, infiammazione, irritabilità o eccitazione del sistema nervoso, aumento dei radicali liberi, indebolimento del sistema immunitario, intossicazione del fegato e del sistema linfatico, ecc.

Tutto inizia dalla matrice extracellulare vero ‘’tessuto di supporto’’ che, in condizioni di carenza di ossigeno, non svolge i suoi compiti in maniera ottimale.

Acidosi e Infiammazione sono la base delle malattie cronico degenerative

L’acidosi della matrice extracellulare genera una condizione infiammatoria. Questo evento può essere limitato introducendo alimenti alcalinizzanti e antiossidanti.

Un giusto metodo alimentare deve considerare alimenti alcalini come frutta e verdura ogni giorno, in momenti ben precisi: verdura cruda prima del pasto, capace anche di ridurre il carico glicemico dell’intero pasto (altra causa di infiammazione), frutta lontana dai pasti, ottima per spuntini mattutini o pomeridiani.

Vediamo in tabella gli alimenti alcalini elencati per il loro valore PRAL

Tavola acidosi 3emme

stress da studio

Stress da studio: come combatterlo

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità è il male del secolo. Lo stress è un’epidemia, in Italia ne soffrono nove persone su dieci, negli Stati Uniti il 40% della popolazione ammette di sentirsi più stressato dell’anno precedente. Secondo l’Oms è questo il male del secolo. In occasione della Giornata per la consapevolezza dello stress del 7 novembre gli esperti ne parlano e danno consigli per affrontare questo grave disagio.

Un aspetto frequente e spesso sottovalutato è lo stress da studio che colpisce migliaia di studenti, soprattutto universitari che nel periodo che precede gli esami accompagnano il loro stress da studio insieme ad uno stato d’animo di ansia.

 

Per tenere a bada lo stress da studio è importante tenere sotto controllo i livelli di cortisolo con buon sonno e buona compagnia

Una ricerca condotta dal Max Planck Institut e dal Politecnico di Dresda ha rilevato che stare in contatto con persone stressate produce un aumento dei livelli di cortisolo nel sangue anche del 26%. Un livello che può salire fino al 40% se si tratta di conoscenti o familiari.

Se durante un periodo di studio intenso ci si sente stressati, è fondamentale dormire bene!

Riposare in senso fisico, ma anche psichico, ed è per questo che si consiglia di avere un sonno riposante e tranquillo perché non aiuta solo a salvaguardare il proprio benessere, ma anche a recuperare tutte quelle energie che si sono spese durante l’arco di tutta la giornata.

Escolzia, Passiflora, Valeriana sono piante che favoriscono il rilassamento e il sonno in situazioni di stress. Buona compagnia e cioccolato fondente oltre il 75% aiutano a migliorare il tono dell’umore, fattore fondamentale nel combattere stati d’ansia.

Ansia e stress vanno di pari passo e influiscono sui risultati di esami e concorsi

Essere sottoposti ad una valutazione è spesso causa di tensione e ansia soprattutto se superare quella valutazione ha per noi un’importanza particolare.

È il caso dei concorsi, crocevia di tanti giovani neo laureati che si affacciano al mondo del lavoro.

L’ansia a livelli contenuti è oltretutto funzionale perché ci permette di essere pronti e attivi per affrontare la situazione.

Soffrire di stress da studio quasi sempre si associa ad ansia da esame o concorso , erroneamente catalogata come ansia da prestazione: in questo caso, la situazione stressogena influenza il tono dell’umore, la capacità di memorizzazione e la lucidità mentale. Di conseguenza si avverte la sensazione di poca preparazione e di paura.

Sebbene i problemi nascano nella sfera dello studio e dei libri, la soluzione si deve trovare altrove: nel sonno, nello sport e in alcune piccole abitudini.

 

Essere gentili e spegnere il telefono 2 ore prima di andare a dormire

Secondo gli esperti, piccole azioni possono aiutare ad affrontare il disturbo di stress generale, che contribuisce ad alleviare le tensioni e favorisce la tranquillità.

Essere gentili: secondo uno studio della Carolina State University i capi in grado di comunicare con educazione e gentilezza ottengono migliori performance dai dipendenti.

Ridere: gli specialisti della Mayo Clinic del Minnesota hanno sottolineato come ridere faccia aumentare la quantità di aria ricca di ossigeno nel nostro corpo, stimolando il cuore, i polmoni e i muscoli, un effetto che aumenta l’endorfina rilasciata dal cervello.

Abitudini: Perri Klass dell’Università di New York sostiene che i gesti ripetitivi sono buoni rimedi contro l’ansia: la ripetizione di una parola, una frase, un movimento o un suono può avere effetti di riduzione dello stress.

No allo schermo: i ricercatori dell’Università di Gothenburg hanno scoperto che trascorrere troppo tempo davanti allo schermo provoca problemi di sonno e aumenta il rischio di depressione, specie nelle donne giovani. È sana abitudine spegnere i dispositivi 2 ore prima di coricarsi. Provatelo per un mese!

Pranzare con calma: dall’Università di Saint Louis un consiglio, una pausa pranzo troppo veloce o a base di junk food è da sostituire con un pranzo leggero e bilanciato, ricco di carboidrati, vitamine e proteine. Si legge nello studio che “Al respiro corrisponde una determinata attività mentale: sono due azioni strettamente legate, perché il respiro lavora sul sistema parasimpatico con effetto calmante. Infatti, quando l’ansia e lo stress salgono, il respiro si accorcia”.

 

Prova la fast walking dopo una sessione di studio

Siamo alle solite, il livello di cortisolo. Dopo una sessione di studio è il momento di massimo stress e ansia in quanto si materializza l’impressione che le cose non vadano e la memoria sia debole.

Ebbene, è il momento migliore per fare un po’ di sana Fast Walking per liberare la mente e scaricare le tensioni: una camminata a buon ritmo di 20-25 minuti, è un’ottima tecnica anche per ripensare a quello che si è studiato da un’altra prospettiva. Ragionare anche a come si è studiato, cosa è rimasto in mente cosa no.

Al ritorno della Fast Walking è consigliabile una spremuta di frutta o un centrifugato detox e un momento di stacco.

In questo modo si può gestire lo stress da studio compagno scomodo della carriera scolastica ed universitaria dei giovani.

cosa succede quando smetti di allenarti

Cosa succede quando smetti di allenarti?

Capita, anche contro la nostra volontà, di affrontare periodi di inattività: o per un infortunio o per mancanza di tempo, o per necessità di concentrarsi su altro.

Ma cosa succede quando smetti di allenarti? Se è vero che l’attività fisica ha un effetto protettivo e salutare sul nostro organismo, è vero anche che smettere di allenarsi possa farci perdere quei benefici?

Ridurre l’allenamento, ma senza interrompere

Infortunio a parte, se si sta pianificando una pausa dagli allenamenti sarebbe meglio abbassare il ritmo, ma mantenere il movimento. Anche una semplice Fast Walking ovvero una camminata a ritmo sostenuto per un breve periodo permette di mantenere attiva la circolazione e la contrazione muscolare. L’allenamento breve, anche per 20 minuti, ad alta intensità permetterà comunque di mantenere i benefici dell’allenamento, ma soprattutto, è il la migliore strategia preventiva per gli infortuni al rientro: infatti, un periodo di totale inattività è la prima causa degli infortuni.

Effetto detraente: quando si perdono i benefici dell’allenamento

Il cosiddetto detraente può comportare l’inversione parziale o totale di tutti i benefici ottenuti dagli allenamenti regolari. La risposta è individuale e altamente dipendente dalla forma fisica e dalla tipologia di allenamento. Si manifesta in maniera differente se l’inattività dura meno di 4 settimane o supera il mese.

Nel primo caso, in una pausa di meno di 4 settimane, il primo effetto detraente si avverte nella resistenza o endurance.

 

Gli atleti più allenati, in una pausa dalla attività fino a 4 settimane, subiscono un calo nella resistenza maggiore rispetto agli atleti amatoriali

Questo paradosso è facilmente spiegabile, in quanto gli atleti allenati raggiungono livelli elevati difficili da mantenere, a differenza di un atleta amatoriale che sostiene ritmi accettabili.

Per cui la stessa pausa dalla attività fino a 4 settimane farà evidenziare un calo del rendimento più accentuato dell’atleta allenato proprio per la difficoltà di mantenere quella condizione.

Il parametro biologico che misura la potenza aerobica ovvero il massimo volume di ossigeno che un essere umano può consumare nell’unità di tempo è il  VO2max.

Questo indice mostra quanto efficientemente il tuo corpo può usare l’ossigeno durante l’esercizio., nella pausa fino a 4 settimane cala dal 4 al 14 %

 

L’alimentazione può aumentare il Vo2max del 20-30 %

È stato scoperto come nelle popolazione che non mangiano cereali (pasta in particolare, pane e farinacei contenenti glutine), zuccheri e latticini il VO2max aumenta fino al 30%, il tutto a parità di allenamento, o addirittura senza attività fisica.

Non solo, cibi acidi e con glutine, possono rilasciare una proteina la zonulina capace di rompere le giunzioni serrate nel rivestimento intestinale, creando un intestino permeabile: favorendo l’insorgere di affaticamento cronico e bloccando il passaggio dei nutrienti ai muscoli.

In un periodo di inattività maggiore di 4 settimane la massa muscolare diminuisce, ma non diventa grasso

 

Mentre l’endurance o la resistenza possono tornare allo stato pre-allenamento,  la massa muscolare diminuisce, ma non si trasforma in grasso.

Il VO2max infatti, continuerà a diminuire anche fino al 20%, in compenso la perdita di massa muscolare magra inizia lentamente, in maniera fisiologicamente analoga al normale processo di invecchiamento.

Quando si tratta di forza, la ricerca non è chiara. Uno studio di  9 settimane ha proposto un allenamento per la forza delle gambe a persone non allenate, per portarle a sollevare da 80 a 100 kg.

Si è notato come 12 settimane dopo la fine dello studio la loro forza è rimasta quasi la stessa, mentre 7 mesi dopo era scesa a 90 kg.

 

È bravo, ma non si applica: Il Sottorendimento

Probabilmente lo hanno ripetuto più volte ai nostri genitori quando eravamo spensierati studenti di medie e superiori. Talvolta utilizzata come frase di incoraggiamento, scopriamo cosa si nasconde sotto questo tabù:

Continua a leggere

La vita antiage, una sana longevità e lo stress

La vita antiage,  una sana longevità e lo stress

Il sinonimo di vita antiage è healty longevity. Se abbiamo complicato le cose basta tradurre: ma se la traduzione del primo non aiuta a comprendere fino a fondo, una vita anti invecchiamento infatti può sembrare un utopia, una sana longevità spiega meglio cosa intendiamo per vita antiage.

Prendiamo una persona in sovrappeso, con alti livelli di colesterolo, stressata, che fa poca attività motoria e che non dorme bene. Quali aspettative di vita avrà?

Siamo di fronte ad una persona ‘’tecnicamente’’ sana, ma che avrà davanti a sé una vecchiaia breve e costellata di malattie invalidanti. Il compito della vita antiage per cui negli ultimi anni se ne stanno occupando medici, nutrizionisti e tutto il sistema sanitario è quello di prendere questa persona, fargli fare un po’ di moto, fargli perdere peso, far abbassare il colesterolo e ridurne lo stress.

Ora abbiamo tutti gli elementi per allungargli la vita e migliorare la qualità dell’invecchiamento.

La ricetta di vita antiage ha tre ingredienti: alimentazione sana, moto e poco stress.

La dose di stress è importante tenerla al minimo, a causa dell’infiammazione cronica che provoca a tutti i livelli. Le cause dello stress possono essere emotive, lavorative o fisiche, ma anche un sonno di scarsa qualità, l’ansia, il clima o qualche problema di salute.

La (psico)terapia del respiro per gestire lo stress

È un’attività automatica ma in pochi la sanno fare bene. (Re)imparare a respirare può rivelarsi il più potente (ed economico) rimedio per lo stress. Perché la torre di controllo delle emozioni è nei polmoni.

Delle cose tanto semplici da diventare automatiche ce ne dimentichiamo per ricordarcene solo nelle situazioni estreme: “fai un bel respiro”, si consiglia prima dei momenti ad alto tasso di emozioni.

Il respiro infatti è la chiave della vita: segna l’inizio e la fine e ne segue il ritmo. Per questo può avere più benefici di qualsiasi altro regime antistress.

Al respiro corrisponde una determinata attività mentale: sono due azioni strettamente legate, perché il respiro lavora sul sistema parasimpatico con effetto calmante. Infatti, quando l’ansia e lo stress salgono, il respiro si accorcia.

Come fare per una respirazione graduale controllata?

  1. Isolati, per 5 minuti. Prendi il tuo spazio e il tuo tempo stendendoti in posizione supina con le gambe piegate.
  2. Visualizza l’aria che entra ed esce dal tuo corpo così da riprendere consapevolezza di questa attività. Per aiutarti, metti una mano sul torace e una mano sull’addome per sentire fino a dove arriva il respiro.
  3. Inspira non con la parte alta del corpo, di petto, ma cerca di riempire i polmoni fino alla base.
  4. Espira togliendo più aria che puoi dai polmoni.
  5. Conta quanto dura l’inspirazione e l’espirazione, per capire com’è il tuo respiro. Per allungarlo, provare ad aumentare gradualmente, poco e piano piano, i secondi di inspirazione ed espirazione.

Questo è il cosiddetto concetto di “mindfulness”, che altro non è che la capacità di concentrarsi sul proprio respiro, per calmare la mente e accendere lo spirito. L’essenza della disciplina è nella parola mindfulness: essere coscienti. Essere consapevoli con reale attenzione. Rafforzare questo questa pratica ancora e ancora usando il respiro come chiave, in qualsiasi momento tu lo voglia o ne abbia bisogno.

Lo stress, la patologia non ancora diagnosticata

Lo stress, la patologia non ancora diagnosticata

Lo stress è uno dei mali del nostro secolo. La gestione del lavoro, della famiglia, della vita sociale e il tutto a ritmi sempre più frenetici e con sempre crescenti esigenze, può essere fonte di stress, che ci porta ad essere perennemente agitati, poco lucidi e fisicamente provati.

Sintomi come: mal di testa, eruzioni cutanee, alopecia, calo della libido, carie ai denti, sonnolenza, confusione mentale cronica, ecc… a volte non sono segnali di infezioni o malattie precise, ma l’imputato principale diventa lo stress.

Una vera e propria sindrome di ri-adattamento in cui ”stressor” esterni compromettono il nostro equilibrio.

Lo stress è il motore dello stato infiammatorio cronico, principale fattore di rischio per tutte le malattie croniche (malattie cardiovascolari, tumori, diabete, demenze, ecc.)

Lo strano caso delle infermiere americane.

Ridurre lo stress diventa un fattore decisivo al giorno d’oggi. Lo conferma l’interesse dei ricercatori della Harvard School of Public Health che hanno pubblicato un’analisi del loro grande studio di 16 anni sulle infermiere americane circa la relazione tra la frequentazione di funzioni religiose e la mortalità.

La funzione religiosa intesa come meditazione, per le infermiere americane appunto, è stata valutata in ”quante volte andavano in chiesa”, ma è estendibile al buddismo, islamismo, ebraismo o qualsiasi altra forma di meditazione, e quindi, a quella pratica che rilassa la mente, rallenta la respirazione e riduce la frenesia della vita.

Interpretando i 13.000 decessi nel corso dello studio è chiaramente apparso che le infermiere che andavano in chiesa 2 volte a settimana avevano un 20% di mortalità in meno (a parità di tutti gli altri fattori); coloro che andavano 1 volta a settimana manifestavano il 10% in meno di mortalità; le infermiere che alla domanda ”Quante volte andate in chiesa?” rispondevano ogni tanto avevano una mortalità inferiore del 5% rispetto ad infermiere che non andavano mai.

Dati da interpretare con cautela ma che suggeriscono in maniera molto chiara quanto sia importante e necessario ridurre lo stress per ridurre lo stato infiammatorio cronico, una patologia importante, non ancora diagnosticata.

7 alimenti e piante per avere un sonno migliore

Per andare a dormire, inizio a tavola

Insonnia, sonnambulismo, apnee, bruxismo; e quindi stanchezza, astenia, ansia, irritabilità e alterazioni dell’umore. Sono i disturbi del sonno con conseguenti effetti, o per lo meno alcuni. La qualità del sonno sarà il fattore decisivo dei prossimi anni su cui già si proiettano scienza e medicina.

C’era da aspettarselo visto che un terzo della nostra vita la passiamo dormendo, in altri termini: se ora avessimo novant’anni almeno 30 li avremmo passati dormendo!

Avere un sonno profondo, sereno e riposante è fondamentale

La qualità con cui si passa tutto questo tempo incide sulla restante parte, perciò avere un sonno profondo, sereno e riposante è fondamentale.
Per andare a dormire conviene iniziare a tavola, preferendo almeno 8 alimenti che conciliano il sonno:

1- KIWI

Un kiwi 1 ora prima di coricarsi.

2- NOCI

Due-tre noci dopo cena.

3- CAMOMILLA

Una tazza di camomilla prima di coricarsi.

4- MIELE

Famoso antisettico soprattutto per le vie orofaringee, il miele aiuta i metabolismo e riduce lo stress che rappresenta la causa principale dei disturbi del sonno.
Il consiglio del nutrizionista: 1 cucchiaino di miele prima di coricarsi, soprattutto nei periodi di maggiore stress.

5- SEMI DI ZUCCA

Basta un contenuto di circa 200 grammi di semi di zucca un paio d’ore prima di andare a dormire.

6- SUCCO DI AMARENA

Il succo di amarena è molto utile per gli sportivi, favorisce il recupero dopo intensa attività fisica.

7- MANDORLE

Assicurarsi il consumo di magnesio lungo tutta la giornata per circa 300-500 mg, in modo di arrivare a sera per completare l’assunzione con 4-5 mandorle.

E le piante? Possono aiutare ad avere un sonno migliore?

Un valido alleato nella lotta all’insonnia ed al sonno poco sereno arriva dal mondo vegetale. In particolare esistono diverse piante che favoriscono il rilassamento ed il sonno in situazioni di stress.

Ed è proprio per il sinergico effetto su stress e sonno che piante come escolzia, passiflora, valeriana e griffonia si rendono affidabili, perché nell’80% dei casi di è l’accumulo di stress ad innescare tutto.

Le tensioni giornaliere del lavoro o della vita e quindi lo stress fisico, mentale e psichico si accumula in tutti noi. La prima manifestazione che dà, a volte l’unica, è complicarci la vita nelle ore notturne.

Anche in questo caso, la natura con pazienza e maestria custodisce le risposte per i nostri problemi, spetta a noi capirla e saperla ascoltare.